Complessi monumentali

Complessi monumentali

Chiesa della S.S.Trinità

Il Santuario dedicato alla SS. Trinità fu costruito sulle mura di un antico oratorio datato XII – XIII secolo, in seguito poi ristrutturato più volte.

Secondo la tradizione l’effige trifronte di Cristo avrebbe poteri taumaturgici, il che ha reso il Santuario, il cui corpo principale fu eretto tra 1605 e 1617, mentre l’edificio in sé fu
completato tra 1646 e 1659, meta tra le predilette di numerosi pellegrini.

Fu nel 1646 che al Santuario fu aggiunto il campanile, mentre solo nel 1691 vide la luce il porticato sul lato frontale. Nel Settecento furono rialzati i locali laterali per permettere la realizzazione della cosiddetta “casa del Romito”, la quale venne per lungo tempo abitata da un padre dei Trinitari che lavorava lì come custode del Santuario. La facciata prese l’aspetto di oggi nel 1761, quando fu rialzato il pronao. Solo nel 1904 fu completata l’intera chiesa, ovvero quando fu portato a termine il coro poligonale che circonda l’abside.

La cappella di San Giovanni Battista

Quasi certamente la cappella di San Giovanni Battista è da datarsi prima del 1659, sebbene sia in quest’anno che questa fu registrata negli atti di Visita. L’edificio ha una pianta centrale con intorno un porticato anulare che segue i modelli proposti Varalllo, Orta e Crea, anche se, d’altra parte, in linea generale, a livello architettonico le somiglianze sono più col Sacro Monte di Varese, sebbene in quest’ultimo caso la lanterna traforata sia posta al di sopra del tiburio ottagonale, al contrario della cappella di San Giovanni Battista.

Le statue all’interno della cappella rappresentano il battesimo di Gesù, momento spesso celebrato dall’arte moderna, presente in alcune fra le più grandi opere. Il tema della Trinità si ripresenta nel dipinto raffigurante Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Una piccola curiosità: la fontana fu realizzata solo nel 1851, prima di allora i pellegrini si dissetavano per mezzo dell’acqua piovana che veniva raccolta in una cisterna scavata nella roccia e posta al di sotto della cappella. Una volta realizzata la fontana, la cisterna prese a essere utilizzata come ghiacciaia dai macellai, i quali vi conservavano le carni da vendere.

La cappella della Incoronazione della Vergine

Nel 1647, per volontà della famiglia Canetta di Ghiffa, venne costruita la cappella dell’Incoronazione della Beata Maria Vergine, la prima in ordine cronologico nel complesso monumentale del Sacro Monte.

La cappella ha una pianta ottagonale, ma l’elemento architettonico che maggiormente risalta è il pronao, particolarmente rilevante in particolare per le sue enormi proporzioni che pure non contrastano la sua eleganza.

All’interno della cappella sono presenti otto nicchie semicircolari, le quali ospitano ciascuna una figura policroma in terracotta di un profeta o di un dottore della Chiesa. È invece nell’abside che si trova la composizione policroma in terracotta rappresentate l’Incoronazione della Vergine.

La cappella di Abramo

Negli Atti di Visita del 1703 la cappella di Adamo è citata come “Cappella in modum crucis”, per via della sua pianta cruciforme, che rimanda senz’altro alle cappelle nona e tredicesima di Orta. Si tratta della cappella edificata per ultima.

All’interno della cappella si trova la statua raffigurante Abramo in adorazione di tre angeli, i quali allegoricamente rappresentano la Trinità. L’autore dell’opera è ignoto ancora oggi.

Uno dei particolari che più colpiscono della cappella di Abramo, oltre alla già menzionata peculiare pianta cruciforme, è la grossa orditura che fa da sostegno alla massiccia lanterna situata in cima.

Il porticato della Via Crucis

Il porticato della Via Crucis è la ciliegina sulla torta del complesso del Sacro Monte di Ghiffa, citato per la prima volta negli Atti di Visita del 1752. Le quattordici campate di crociere e colonne di granito presentano edicole, affrescate nel 1824 dal maestro Pinoli di Intra, raffiguranti le tredici stazioni della Passione di Cristo.

Fu solo nel 1930 che furono aggiunte le formelle policrome in gesso, le quali confermano il tema della Passione, raffigurandone diverse scene.