La Via Francigena: storia, curiosità e percorsi

Anticamente, tutte le strade che provenivano dalla Francia erano identificate con l’appellativo “Via Francigena”. Attualmente ne sono state riscoperte due. Tutte due erano percorse dai pellegrini che volevano raggiungere un luogo Santo.

Una delle Vie Francigene riscoperte, era percorsa dai pellegrini che volevano raggiungere Santiago di Compostela. Entrava in Italia dal passo del Monginevro e raggiungeva Torino e poi Vercelli.

La seconda, invece, si sviluppa sul territorio nazionale con una lunghezza maggiore ed era praticata dai pellegrini che venivano dalla Francia e dall’Inghilterra. Questi entravano sul suolo italico al Passo del Gran San Bernardo e da lì raggiungeva sempre Vercelli.

In questa città, i due percorsi francigeni si riunivano in una sola strada che raggiungeva Roma.

A questi percorsi si possono aggiungere altri pezzi di Vie Francigene come quello in Liguria.

Oggi giorno, percorrere la Strada Francigena, non è solo un atto di fede, ma il modo di scoprire tanti angoli e tanta storia e, forse, riscoprire anche un po’ se stessi.

Prima di affrontare questo cammino, è necessario entrare nell’ottica della spiritualità. La via Francigena è segnalata (esclusivamente per merito di volontari) da un cartello che rappresenta un pellegrino vestito di giallo.

L’ospitalità avviene grazie a volontari che mettono a disposizione la loro opera e la loro casa. Solo partendo nell’ottica del rispetto e della fede si può apprendere in pieno la potenzialità di questo tracciato.

Camminando sulla Via Francigene alla ricerca di curiosità

La prima cosa da sapere, quando si vuole intraprendere questo viaggio spirituale, è che quando si parla di via Franchigena, Francigena, Francisca o Romea, si discute sempre della stessa identica cosa. Vie Francigene o Vie Romee definiscono gli stessi tratti di percorso.

I primi documenti che citano questi cammini risalgono al IX secolo e si riferiscono a un tratto della strada che si trova in provincia di Siena.

Erroneamente si pensa che il tragitto della Via Francigena (quello attraverso il San Bernardo) sia stato testato dall’arcivescovo di Canterbury: Sigerico.

Questi, nel 990 circa,tornò da un pellegrinaggio a Roma e scrisse un diario su ogni giorno passato in viaggio, ma non ha percorso sempre la Via Francigena. Alcuni storiografi sostengono che gli sia stato attribuito questo cammino per questioni di “marketing”.

I vari percorsi possono essere effettuati a piedi, in bicicletta, in cavallo e, per le persone mosse da una gran fede, in sedia a rotelle.

Non bisogna mai dimenticare il motivo che spingeva tante persone ad affrontare questo lungo viaggio a piedi, senza grandi aiuti: la fede.

Per il Cammino di Santiago è rilasciata, a compimento di tutto il percorso, la “Compostela”. Per la Via Francigena è rilasciato un documento simile. Si chiama “Testimonium” e certifica il pellegrinaggio, per devozione, a Roma. Il Testimonium è rilasciato solo a chi si presenta con la credenziale timbrata e ha percorso 100 km a piedi (200 se in bicicletta).

Come si suddivide il percorso franchigeno sul territorio italiano?

Via Franchigena e le Alpi

Il cammino francigeno entrava in Italia dal Colle del Gran San Bernardo, in Valle d’Aosta. Proprio qui s’incontrava il primo grande ostacolo da superare. Non c’erano scarpe da trekking, zaini tecnici e GPS ad accompagnare i passi del pellegrino. C’erano dei semplici sandali, saio in juta e un bastone. Durante il tragitto si nutrivano di erbe e radici. Un sostentamento un po’ più “energico” lo trovavano quando raggiungevano qualche ospizio per i viandanti.

Proprio qui al Col du Grand St-Bernard c’era un famoso ospizio. Nato come semplice ricovero costruito da San Bernardo in persona, era stato ampliato per dare ricovero ai pellegrini che andavano o tornavano da Roma.

Negli anni continuò ad arricchirsi di costruzioni. Nel 1476 vene costruito l’obitorio: purtroppo, viste le fatiche e le condizioni poco agevoli, molti pellegrini finivano lì il loro viaggio. Nel 1786 fu aggiunto l’ostello San Luigi e, nel 1899, la Casa Nuova che divenne l’Hôtel de l’Hospice.

Il passo è famoso anche per l’allevamento dei cani San Bernardo. Fedele compagno dei monaci, era un cane da valanga, addestrato, già all’epoca, per rintracciare i pellegrini che si erano persi sotto la bianca coltre.

Dal 1987 è stato aperto un bellissimo museo che racconta molto della storia e delle caratteristiche di questi luoghi. Chi vuole può sostare ancora dai monaci che offrono ospitalità e spiritualità.

Da qui i pellegrini ripartivano e, attraverso mulattiere e sentieri, raggiungevano Aosta.

Dopo aver toccato borghi d’inestimabile incanto come Saint Rhemy en Bosses o Saint Oyen (famoso per il suo prosciutto alla brace) raggiungevano la città romanica.

Gran parte del cammino che si svolge da Echevennos ad Aosta si srotola accanto ai “rus”, vere e proprie opere ingegneristiche che portavano l’acqua dai torrenti ai campi.

Qui i pellegrini di oggi sono accolti come quelli medievali dall’imponente arco di Augusto.

Da questo punto, percorrendo tutta la Valle d’Aosta, raggiungevano il Piemonte e facevano una sosta spirituale e devozionale alla Sacra di San Michele, l’imponente simbolo della Val di Susa che ha ispirato Umberto Eco per il suo romanzo “Il nome della Rosa”.

Via Francigena e pianura

Raggiunto il Piemonte si toccava Torino e si raggiungeva Vercelli, dove s’incontravano le varie vie Francigene.

Qui, tutte le strade si univano in un unico cammino francigeno.

Il pellegrino, ieri come oggi, è accolto dalle vaste risaie. Spesso i sentieri attraversano il verde dei campi. Nella stagione calda, il clima, può essere poco piacevole, quindi meglio affrontare il passaggio in primevera o in autunno.

Si continua la camminata attraversando Robbio e Mortara per raggiungere Pavia. Una città ricca di storia, cultura e monumenti. A questo punto era obbligatorio un passaggio sulle acque del Po. Il battello percorreva la tratta fra Corte Sant’Andrea e Calendasco, nelle vicinanze di Piacenza.

Il cammino Francigeno attraverso l’appennino e la Toscana

Da Piacenza, l’itinerario, si dirige verso Borgo San Donnino e da qui abbandonava la via Emilia per raggiungere l’appennino e passare in Liguria. Il punto in cui si “scavalla” l’appennino è il passo della Cisa. Qui si arrivava in territorio toscano. Molte cittadine di questa regione sono nate grazie alla via francigena: Pontremoli, Filetto, Sarzana, Filattiera.

Pian piano si raggiungeva la costa: Massa, Carrara, Camaiore e poi di nuovo all’interno verso Lucca.

La parte pericolosa del cammino sembra terminata, ma nel medioevo, raggiungere la piana di Fucecchio era cadere all’inferno.  Si trattava di zone paludose, create dall’Arno. Piene di insidie e di malaria. L’acqua ferma non era buona neppure per dissetarsi. Le nebbie invernali e il caldo afoso estivo rendeva quei luoghi terrificanti. La fede, però, porta il pellegrino ovunque e il cammino prosegue. Oggi quei posti sono bonificati e non possono raccontarci più le paure dell’uomo medievale che praticava questo percorso.

La strada dei Romei attraverso la toscana e il Lazio

La meta si avvicinava. Le torri di San Geminiano oggi, come allora, svettano nel cielo. Sembrano tante braccia alzate che sollecitano il viandante per sostenerlo nei suoi ultimi sforzi.

Finalmente si giunge a Siena, città che deve la sua fortuna proprio alla via francigena. Proprio grazie alla sua posizione ebbe uno sviluppo economico e demografico molto importante nel basso medioevo. Sviluppo che gli ha conferito la sua fama storica.

Il lungo cammino prosegue verso San Quirico d’Orcia che ospita Palazzo Amerighi dove si preparò segretamente la congiura contro gli spagnoli che tenevono Siena sotto il giogo.

Fino al XII secolo si passava in Val di Paglia e si raggiunge Acquapendente. Dopo una serie di incontri poco piacevoli, i pellegrini decisero di passare per la Rocca di Radicofani che era più sicuro, anche se richiedeva uno sforzo maggiore.

Ad Acquapendente il cammino si intersecava con quello dell’antica via Cassia e, attraversando Bolsena (famosa anche per il lago), Montefiascone (tutti gli anni si tiene la festa della porchetta), Viterbo e Sutri, si raggiungeva la tanto agognata meta: Roma.

In realtà quella di Roma era una tappa intermedia. Era entrata a far parte dei fulcri della cristianità dopo Santiago di Compostela e Gerusalemme.

Molti pellegrini si fermavano a Roma, ma altri proseguivano verso la Terrasanta che aveva visto la nascita di Cristo.

La Via francigena nel sud Italia

Chi voleva continuare il percorso si lasciava alle spalle San Pietro e proseguiva lungo l’Appia Antica in direzione dei colli albani.

Il percorso francigeno prevedeva il collegamento tra Roma e Brindisi, dove il pellegrino si sarebbe imbarcato per raggiungere la Terrasanta.

Era la tratta che univa oriente con occidente e riservava tantissimi pericoli e rischi. Questo tratto è raccontato in un diario di un monaco islandese, tal Nikula di Munkathvera che nel 1151 inizio questo cammino per raggiungere Gerusalemme.

Nel suo diario raccontò tutto con ricchezza di dettagli, comprese le varianti suoi percorsi. Lui passò dalla via Latina, perché l’Appia, nella zona Pontina, era diventata paludosa.

Anche il re francese Filippo Augusto, raccolse le sue impressioni sulla via francigena, tornando da una crociata, ma lui seguì un altro itinerario.

I percorsi francigeni, nell’Italia meridionale, sono diversi, anche se non ancora tutti scoperti. La Puglia era affrontata in diversi modi e i tracciati ipotizzati creano un vero e proprio dedalo di strade.