Storia generale
Secondo la definizione di Amilcare Barbero (Supplemento n. 2 al n.137 di Piemonte Parchi – giugno/luglio 2004), un Sacro Monte è “un complesso devozionale posto sul versante di una montagna con una serie di cappelle o edicole in cui vi sono rappresentate, con dipinti e sculture, scene della Vita di Cristo, di Maria o dei Santi. Riproposizione della Nuova Gerusalemme, i Sacri Monti offrivano la possibilità ai pellegrini di visitare i Luoghi Santi con la riproduzione, in scala minore, degli edifici in cui si era svolta la Passione di Cristo. Essi sono collocati su di una altura elevata, in una posizione appartata rispetto al centro urbano, in un ambiente più naturale, e vi si giunge prevalentemente mediante un pellegrinaggio.”
L’area monumentale
L’attuale Santuario è situato sui resti di un antico Oratorio posto sopra il borgo di Ronco. L’Oratorio in origine fu famoso perché si diceva possedesse poteri miracolosi.
Stando a quanto afferma l’architetto Marzi tale Oratorio fu abbattuto già agli inizi del ‘600 per far spazio al Santuario, o meglio, a un ampliamento del Santuario, poiché la chiesa non riusciva a contenere i tantissimi pellegrini che l’affollavano ogni giorno. Quella che oggi è la campata del Santuario è il risultato di una ristrutturazione avvenuta nel XVI secolo con l’intento di costruire un oratorio di forma rettangolare a ridosso della chiesa romanica, che invece aveva un orientamento ortogonale (in base alle relazione di Monsignor Speciano tale edificio, risalente al Cinquecento, sarebbe stato situato a Sud del Santuario). Ancora oggi è possibile scorgere l’antico portone in corrispondenza del passaggio del sentiero e due finestre laterali. Il posto, che custodiva un affresco raffigurante la Trinità, era certamente a Essa dedicato.
Fu nel 1605 che cominciarono i lavori per la costruzione del Santuario, e nel 1617 fu pressoché concluso il corpo centrale, tuttavia per secoli vi furono annessione di diverso tipo.
In realtà il complesso del Sacro Monte di Ghiffa sarebbe un’opera incompiuta, poiché originariamente le cappelle sarebbero dovute essere almeno una decina, mentre le attuali sono soltanto tre. Questo l’ordine cronologico delle cappelle effettivamente costruite:
· 1646: Campanile (poi elevato all’altezza attuale nel 1659)
· 1647: Cappella dell’Incoronazione della Beata Maria Vergine
· 1659: Cappella di San Giovanni Battista
· 1700 ca.: Cappella di Abramo
· 1752: Porticato della Via Crucis
· 1761: Cappella dell’Addolorata
Lungo tutto il complesso sono presenti diverse raffigurazioni della Trinità, tuttavia quella che più di tutte colpisce è l’immagine che si rifà al tres vidit unum adoravit seicentesco, metodo comune spesso utilizzato in quell’epoca per rappresentare il Dio uno e trino cristiano. Tale metodo fu bandito da Papa Benedetto XIV nel 1745.
Il Sacro Monte di Ghiffa poté godere di un grandissimo successo per oltre tre secoli, grazie sia allo splendore architettonico che al culto della Trinità diffuso in Val Travaglia e Valle Intrasca, oltre che all’autorizzazione a speciali indulgenze e al luogo, ritenuto ideale per le feste popolari. Inoltre con gli anni furono sempre di più le famiglie nobili che decisero di costruire le loro dimore qui intorno, e ciò non fece che favorire il Monte grazie alle loro generose donazioni.
Nel 1859 un decreto reale sancì l’espropriazione dei diversi beni ecclesiastici, i quali passarono in mano al demanio, per cui vennero venduti i terreni che avevano finanziato le rendite della fabbriceria e il ristorante fu affittato per nove anni dall’assessore Giulio Noja.
Una particolarità del Sacro Monte di Ghiffa è che per questi tre secoli furono degli eremiti, a turno, a occuparsene: il primo, appartenente all’Ordine dei Trinitari, giunse sul luogo nel 1728, l’ultimo fu Giovanni Metaldi, il quale rimase fino al 1927. Tra 1963 e 1965 il Sacro Monte fu dato in consegna ai Padri dell’Ordine dei Servi di Maria.
Il XIX secolo purtroppo portò cattive notizie per il Sacro Monte: i borghi di S. Maurizio e Cargiago, coi conti pressoché in rosso, non poterono più occuparsi del luogo sacro, ma come se ciò non bastasse, il bisogno di legna da ardere costrinse gli abitanti del luogo a disboscare la zona, e poiché il luogo non era ben controllato, il depauperamento delle risorse fu una conseguenza inevitabile. A partire dagli anni ’30 le cappelle incominciarono a subire infiltrazioni sempre più gravi, e la zona fu per lungo tempo lasciata in balìa di se stessa.
Fu solo nel 1985, col Monsignore Bertolo, che si diede inizio alla restaurazione e al recupero del Santuario della SS. Trinità. Anche la Regione Piemonte volse la sua attenzione al Sacro Monte e, con la legge n. 51 del 7 settembre 1987, fu istituita la Riserva Naturale Speciale. La Regione inoltre sollecitò un’analisi approfondita dello stato di degrado architettonico quanto statuario, per poi incominciare a pensare a un modo per recuperare i beni quasi perduti. Nel 1988 furono restaurati i primi beni artistici, in primis l’altare della cappella della Trinità.
Proprio nel corso dei lavori di recupero del Santuario, anno 1993, al momento della distruzione di un pavimento posticcio, riemersero le fondamenta della cappella romanica ad aula unica con abside semicircolare, risalente ai secoli XI – XII. Ancora oggi, sollevando due botole di legno, è possibile ammirare alcune parti dell’interno dell’antica chiesa.
I lavori di restauro complessivi, per ciascuna cappella, ciascun elemento del complesso del Sacro Monte di Ghiffa, furono terminale nel 2000. Tra le altre cose furono rifatti i tetti, sistemate le murature e restaurato il patrimonio artistico delle tre cappelle, del Santuario e del porticato della Via Crucis.